martedì 5 ottobre 2010

Kiotto e i suoi fratelli



Kiotto è il mio convivente ed è un vero amico: non chiede mai niente, è sempre disponibile quando gli voglio fare due coccole e soprattutto non discute mai le mie decisioni. Me lo regalò – pardon, dato in affidamento - mio nipote Luciano (figlio di mia sorella Marica). Un giorno andai a trovarli e vidi il grande peluche sul divano. A Luciano lo aveva appena dato la nonna Laura, ma lui non sembrava particolarmente entusiasta del regalo.

Si sa, oggi i bambini di sette anni preferiscono giochi più tecnologici. Luciano ha un giochino portatile con videogiochi e con il quale si collega via bluetooth con una sua amichetta e fanno lo stesso gioco. Oppure si diverte a fare complicate costruzioni con il Lego e tanto di foglio di istruzioni. Quando in casa arrivò un aggeggio elettronico (non ricordo però che cosa fosse), mia sorella era in difficoltà a farlo funzionare. Glielo spiegò Luciano. E quando la mamma gli chiese: "Ma come fai a saperlo?". Lui candidamente rispose: "L’ho letto sul libretto delle istruzioni".

Si capisce che un pupazzo di peluche non poteva interessarlo più di tanto. Così gli chiesi: "Me lo regali?". Senza esitazione rispose: "Sì". Quando andai via, presi in braccio il grande peluche, destando l’ilarità di mia sorella, alla quale la scena sembrava molto buffa: un sessantenne con un orso di peluche in braccio non è scena di tutti i giorni. Ma io imperterrito mi diressi alla mia macchina. Poi lo feci accomodare sul sedile anteriore destro, lo legai con la cintura di sicurezza, facendo bene attenzione che la parte diagonale della cintura fosse tra lui e lo schienale (altrimenti gli avrebbe dato fastidio alla faccia) e ci avviammo insieme verso casa.

Appena entrati, gli feci fare un giro delle stanze per fargli prendere confidenza con l’ambiente. Allo stesso tempo gli presentai quelli che sarebbero diventati i suoi fratellini: due più grandi e due più piccoli. Dei due più grandi, uno ha deciso di sistemarsi sulla mensola dello specchio del bagno piccolo, l’altro sul comodino in camera da letto. Dei più piccoli, il primo (quello con la maglia dell’Italia) si è innamorato della chiave della macchina e non si staccano più, l’altro (col costume di Babbo Natale) ha fatto per diverso tempo il caporedattore della mia rivista online (Pagine di Difesa, che ho sospeso nel marzo 2009) e ora vuole stare sempre vicino al computer (la redazione).

Dopo il giro della casa, ci accomodammo in sala e gli chiesi dove avrebbe gradito sistemarsi, ma era palese che il posto sul divano era di suo particolare gradimento, in modo da poter guardare la televisione. E’ noto, infatti, che agli animali d’appartamento piace molto la tv.

Poi gli dissi: "A proposito, come ti chiami?". Lui non mi rispose. Gli ripetei la domanda ancora un paio di volte, ma continuò a non rispondere. Forse non lo aveva mai chiamato nessuno in passato. "Beh – conclusi – visto che non ti decidi, decido io. Ti chiamerò Kiotto. Così, visto che sei figlio di Orsa, per l’anagrafe sarai Orsa-Kiotto". Mi sembrò che il nome gli fosse gradito e che annuisse.

Da allora ci facciamo compagnia tutte le volte che sono a casa e cucino o mangio o guardo la tv o leggo seduto sul divano. Quando vado a letto no: a lui piace molto guardare la televisione, anche se è spenta. Se sono in sala e mi va di chiacchierare, è sempre disponibile. Mi ascolta con molta attenzione e con gli occhi sempre puntati sui miei. Lui sì che sa ascoltare, non come certa gente che quando parli si distrae oppure ti interrompe. Kiotto è educatissimo e non interrompe mai. Ascolta e medita. Medita. Medita.

3 commenti:

  1. Ma che belli. I miei, purtroppo, se ne stanno in una borsa... con la mia piccola comunità felina erano diventati dei raccatta-pelo. Solo Bunny si fa vedere ancora in giro, adora la tv e ci sta vicino vicino per sentirla meglio

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  2. Bunny è storico: ti è sempre stato vicino e sempre ti sarà. E la storia la conosciamo tu e io.

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  3. La mia compagna intima e silenziosa si chiama "Cloudette" ed è una Harley Davidson che mi accompagna quando ho bisogno di solitudine. La lustro, la mantengo sempre in ordine e non mi contraddice mai ...... proprio per questo, però, la lascio spesso in garage.
    Ciao Giovanni, con affetto
    Francesco

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