venerdì 8 ottobre 2010

Il terzo uomo



Il bambino che suona questo pezzo è coreano ed è così piccolo e suona tanto bene che mi chiedo cosa sarà capace di fare quando sarà grande e le sue dita si saranno allungate. Ho salvato tra i ‘preferiti’ molti dei suoi pezzi che sono pubblicati su Youtube. E ogni volta che li ascolto m’incantano. Qui suona il tema del film ‘Il terzo uomo’ (the third man). [Per vedere e ascoltare fai clic sulla freccia a triangolo]

Ora, senza volermi soffermare sul commento del film che fu diretto da Carol Reed nel 1949 e che vinse il Gran Prix per il miglior film al 3° Festival di Cannes (ricordo che la sceneggiatura fu scritta da Graham Green, il quale ne pubblicò una novella l’anno seguente), mi chiedo semplicemente dov’è il terzo uomo. E mi rivolgo a me stesso e mi chiedo: "Dov’è il terzo uomo?".

Il primo è senz’altro quello che cerco di essere e mi sforzo di apparire agli altri con tutte le mie forze. L’uomo forte, superbo, orgoglioso, pieno di sé, che non ha nulla da temere e che nella sua vita ha realizzato tante cose delle quali ne mostra vanto. Quello che non ha sbagliato mai e le cui decisioni sono sempre state congrue agli avvenimenti e alle situazioni. Quello che ha vissuto gioie e dolori e li ha saputi amministrare con saggezza e ponderatezza.

Il secondo è quello che vedono gli altri. Uno, nessuno e centomila, direbbe Pirandello. Centomila sono quelli che mi vedono e centomila le loro impressioni su di me. Il secondo uomo è centomila, perché ogni persona che mi vede si fa una idea di me che è diversa da quella di tutti gli altri. Sono così: ora buono, ora cattivo; ora generoso, ora tirchio; ora amorevole, ora incapace d’amare; ora felice, ora infelice; ora superbo, ora umile; ora litigioso, ora accondiscendente. Mille e una persona, anzi centomila.

Ma il terzo uomo dov’è? Non lo vedo, non riesco a trovarlo. So che esiste e percepisco la sua presenza, ma non riesco ad acchiapparlo. Forse perché ci sono sopra; perché lui è esattamente dentro di me. E’ come quando si è esattamente sopra il Polo Nord. Non lo percepisci, perché la bussola non segna più niente e non sa dare risposta alla tua domanda: "Dove sono?". Il mio Polo Nord è dentro di me e forse non lo vedrò mai. Non saprò mai chi sono veramente.

Ci sono sopra con i piedi, con l’anima, con il cuore, ma non ho alcuno specchio che me ne rimandi l’immagine, proprio perché ci sono sopra. Non saprò mai chi sono ed è questo, più di ogni altro, il vero mistero della mia vita.

2 commenti:

  1. E' molto bello questo pezzo e l'hai scritto molto bene. Lo leggo e lo rileggo e non trovo nessuna riflessione da aggiungere perché questo tuo pensiero è già completo e finito, almeno così lo sento io.

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  2. Gianni la dinamica dei tuoi pensieri è molto profonda. Le domande sull'esistenza e lo scopo della vita sono da sempre il problema che affligge l'uomo spesso senza trovare una soluzione. A volte basta avere occhi grandi orecchie profonde e sensibili cuore tenero e libero per cogliere eventi segni, simboli che ti orientano e ti danno risposte. Ciao Ard

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