giovedì 2 dicembre 2010

Monicelli

Sono un po' frastornato e un po' impaurito. Quello che fino a ieri ritenevo un atto di disperazione ed era riportato dai Media come un “insano gesto” (il darsi la morte) è inneggiato addirittura come "scelta straordinaria, magnifica, eroica" da Paolo Villaggio. Ma ancor di più mi turbano le parole del presidente Napolitano che ha detto: "Mario Monicelli se ne è andato con un'ultima manifestazione forte della sua personalità, un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare".

Il presidente Napolitano è una persona per la quale nutro un grande rispetto (così come per Paolo Villaggio), ma le sue parole mi hanno turbato. Il signor Giorgio Napolitano ha facoltà di pensare e dire quello che più gli pare e piace, ma il presidente della Repubblica Italiana e capo delle Forze armate (per quanto mi riguarda) no.

Lo scatto di volontà - a mio avviso - è nell'avere la forza di vivere, anche quando il mondo ti crolla addosso e la disperazione ti prende. Per questo sono frastornato: perché la massima autorità costituzionale quasi inneggia al suicidio.

Sono impaurito, perché temo un ‘effetto domino’ in tante persone che soffrono e non sanno come risolvere i loro problemi. Proprio ieri ho sentito al telefono una persona che ha già tentato il suicidio e mi ha detto che, quando si ripresenteranno le condizioni e sarà libera di farlo, lo rifarà. Se questa soluzione viene rappresentata dalla massima autorità costituzionale come uno "scatto di volontà", ne sarà ancor di più incentivata.

Il mio eroe è un altro: è quello che dona la vita per la Patria, per un ideale, per consentire di vivere ad altre persone. Il mio eroe è il vice brigadiere dei carabinieri Salvo D'Acquisto, che con il suo sacrificio salvò la vita di 21 persone. Il mio eroe è il sacerdote francescano Massimiliano Maria Kolbe, che offrì la sua vita per salvare quella di un’altra persona nel campo di concentramento di Auschwitz. Il mio eroe è chi riesce ad affidarsi alla Divina Misericordia e porta la sua Croce ogni giorno.

7 commenti:

  1. Per quanto mi riguarda rispetto la carica di Presidente della Repubblica e non Napolitano che, a mio parere, con domande a bruciapelo e senza nessuno che gli scriva le risposte se la cavi sempre piuttosto male. Il punto è un altro, anzi i punti sono due, solo vagamente accennati in questi giorni:
    - in Italia non esiste libertà di scelta per quanto riguarda il fine-vita e questa, per me, è una grave mancanza dello Stato Italiano. Quando la vita non è più vita ma è solo una linea che va su e giù su un monitor, si dovrebbe avere il sacrosanto diritto di morire in pace e con dignità senza che ci si accanisca contro un corpo inerme.

    Non è il caso di Monicelli, lo so, ma lui è legato a un'altro tema ugualmente scottante:

    - Non c'è, nel nostro Paese, una vera e propria terapia del dolore, addirittura gli studi in questa materia sono iniziati solo una quindicina di anni fa. In Italia c'è ancora una forte resistenza nei confronti dell'utilizzo di farmaci oppiacei (leggi morfina) per il trattamento del dolore, in tutti gli altri paesi occidentali è considerato indice di civiltà.
    Monicelli soffriva le pene dell'infeno per un tumore alla prostata che se lo sarebbe portato via comunque nel giro di qualche giorno.
    Monicelli non è un eroe, gli eroi sono quelli che hai citato tu, forse era soltanto un uomo che soffriva.

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  2. Giovanni, non concordo: Posto che il vecchio regista abbia verificato che non cascava in testa a nessuno - non scherzo, dico sul serio,ogni atto deve avere le sue precauzioni - non vedo cosa ci sia di male, a 95 anni nell'evitarsi una fine umiliante, dolorosa e senza speranza. Alla sua età e con la vita che si è lasciata alle spalle, lo trovo un gesto dignitoso, coraggioso e da uomo vero. Salvo D'Acquisto è tutt'altra cosa, completamente un'altra vicenda. Non sono confrontabili.

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  3. Per evitare equivoci, tengo a precisare che non ho commentato la decisione di Monicelli, ma le affermazioni di Paolo Villaggio e del presidente Napolitano.

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  4. Sono d'accordo con i commenti precedenti. Lui non è un eroe ma una persona che soffriva e per lui è stata evidentemente l'unica soluzione. Il suicidio non va esaltato come un atto eroico ma in questo caso posso ben capire il motivo, e rispetto la sua scelta. Mi ricordo bene quando stavo accanto alla mia mamma e la vedevo soffrire, nonostante la morfina, e pregavo che venisse la fine e ci è voluto molto tempo, sembrava un'eternità.... La stessa cosa con mio padre, una settimana in coma, e non si poteva fare niente per finire la sofferenza anche se non c'era più speranza. Non si dovrebbe allungare la sofferenza inutilmente. Saluti Kirsi

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  5. Per hai perfettamente ragione ci vuole più coraggio a vivere,trovare la forza di gioire di quello che ti resta e non disperassi per quello che si perde strada facendo è difficile, forse è più facile finirla li.

    per i commenti che esaltano il gesto, resto perplesso anch'io

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  6. Villaggio ha fatto anche questa affermazione: "Lui (Monicelli) ovviamente era ateo". L'avverbio ovviamente rivela tutta l'arroganza del "pensiero unico" oggi dilagante. Quanto al fine vita è una questione troppo personale per farne una bandiera, in un senso o nell'altro; a quelli che continuano a vivere si addice solo il silenzio caritatevole.
    Apimiles

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  7. Io la penso come Pipo. Ben altri sono gli eroi e non hanno la moglie che inneggia alla rivolzione c.....
    Andrea

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