martedì 28 febbraio 2012

Stukazz!

(di Ugo Salvetti)

Nel 1963 avevo 18 anni ed ero entrato in crisi con la scuola. Frequentavo di mala voglia il secondo ragioneria presso il Duca degli Abruzzi di Roma in via Palestro, dietro la stazione Termini. Fui invitato giustamente a trovarmi un lavoro per non essere uno sfaccendato e rischiare di incorrere in una miriade di tentazioni che mi avrebbero condotto sulla cattiva strada. A Roma, anche per i lavori più umili tipo la consegna del pane a domicilio, data volevano il milite-assolto. "Levati il peso del militare, poi ne riparliamo" mi dicevano.

Avevo uno zio acquisito che era colonnello pilota dell'Aeronautica militare, il quale mi disse che di lì a poco sarebbe uscito un bando per l'arruolamento di allievi sottufficiali piloti (ASUP) con ferma di quattro anni. Se mi avessero preso, avrei risolto parte dei miei problemi e in più avrei conseguito il brevetto di pilota militare, che non era da buttar via. A me, poi, gli aeroplani piacevano moltissimo e i piloti li consideravo dei miti!

Arruolato in aviazione, non come pilota ma come specialista elettrotecnico di bordo e strutture aeroportuali, mi trovavo nel 1965 presso la base missilistica del 66° Gruppo IT sull'Altopiano di Folgaria (Trento) e Tonezza del Cimone (Vicenza) e m'ero anche un pò gasato perché partecipavo col grado di primo aviere all'operazione "Pinguino".

Un giorno di bel sole a inizio primavera venne a farci visita un generale con sua moglie. Il generale allora 45enne era un bel signore dai modi distinti che a me ricordava un pò David Niven oppure Mandrake. Sua moglie era bellissima e affabile, a livello di Belen di oggi. Qualche maresciallo era preoccupato e per il pranzo voleva dividere i militari (ufficiali, sottufficiali e truppa) tra differenti tavoli. Il generale invece disse che per il pranzo avrebbe gradito stare assieme a tutti, in un'unica tavolata e in ordine sparso, senza dividere i gradi (in tutti si era una ventina di persone).

Io capitai accanto alla moglie del generale (non descrivo i gradevolissimi effluvi da star che emanava). Accanto al generale capitò un aviere abruzzese che svolgeva funzioni di cuoco. La giornata era molto bella, fuori la neve bianca illuminata da uno splendido sole. L'elicottero del generale era parcheggiato nell'area di lancio, come un automezzo in zona parcheggio. Con il generale, sull'elicottero erano venuti anche un maresciallo pilota nemmeno trentenne e un sergente motorista, provenienti da Padova. A un certo momento l'attenzione del generale fu richiamata dal suo contiguo commensale, l'aviere abruzzese, il quale gli disse: "Generà, hai mangiato bbuono? Sei stato bbuono? Ti sei divertito? Adesso tu te ne vai e quando non ci sei più nuie stammo a 'o friddo e se magnammo stukazz!".

Il nostro tenente, un certo Ciprian di Vicenza con funzioni di comando, sbiancò in volto e a denti stretti minacciò l'aviere di punirlo pesantemente per questa sua sortita. Il generale, molto signorilmente e con grande senso di humour, capì la situazione e con un bel sorriso stampato sulle labbra, mentre sua moglie si sbellicava dalle risate, disse che nessuno si sarebbe dovuto permettere di punire l'aviere, altrimenti avrebbe fatto i conti con lui in persona.

Il pranzo e la visita del generale proseguirono senza intoppi. E il cuoco abruzzese non fu punito. Per me fu una grande scuola di vita, di saggezza e di umanità, con buona pace per chi crede che i militari siano dei guerrafondai.

Nessun commento:

Posta un commento