Per mia fortuna, abito fuori del raccordo anulare e gli avvenimenti di Roma-centro li seguo solo alla televisione. Qui da me è come se fosse un paesino, con il vantaggio di poter prendere la Metro e in qualche decina di minuti essere al centro della Città Eterna.
Lì dove mi piace andare a passeggiare, guardando le vetrine (via del Corso, via Condotti…), ho visto scene di violenza che non hanno alcun senso in una civiltà democratica alla quale abbiamo la presunzione di appartenere. Capisco i cortei, capisco i cartelli, capisco le proteste, ma perché usare cartelli stradali divelti per rompere vetrine? Perché dare fuoco ad autovetture di Forze dell’ordine e di civili?
Civile è chi manifesta il proprio dissenso in modo civile, non chi dà fuoco alle automobili. E poi, se ho capito bene, l’altro ieri in Parlamento si doveva esprimere sulla fiducia al Governo. E qual è il problema? Perché protestare contro un atto di democrazia? La protesta contro un atto di democrazia è una anti-democrazia.
Sto leggendo una Breve storia del fascismo di Renzo De Felice e, a guardare quelle immagini alla televisione, mi sono venute in mente le cosiddette "squadracce" che imperversavano negli anni Venti. Stiamo andando avanti o torniamo indietro? Siamo in democrazia o vivono ancora tra di noi frange di violenti che approfittano di qualunque occasione (politica, sport…) per dare sfogo al loro odio nei confronti del mondo?
Fermo restando il fatto che non ci ho capito niente di questa crisi politica (perché nessuno me l’ha spiegata bene) io mi chiedo una semplicissima cosa: se è vero che al di sopra di ogni burattino c’è un burattinaio, chi è il burattinaio di queste manifestazioni di violenza alle quali abbiamo assistito due giorni fa a Roma?